Telegram bloccato in Russia


Questa decisione del governo segue quella di un tribunale locale, che era intervenuto in una disputa tra il servizio di messaggistica e la Roskomnadzor, l’organo della Federazione Russa che si occupa di vigilare sulle telecomunicazioni.
Con la sua sentenza, pronunciata in assenza dei rappresentanti di Telegram, che non si sono presentati in segno di protesta, il tribunale ha stabilito per la chat l’obbligo di fornire ai Servizi di Sicurezza Federali russi (FSB) le chiavi di decrittazione necessarie per accedere ai dati degli utenti. Telegram si è tuttavia rifiutata di collaborare.
Questo perchè Telegram fa della sicurezza il proprio punto di forza, tanto da aver rifiutato di consegnare le chiavi di decrittazione alle autorità russe, anche dopo la sentenza di un tribunale.
L’agenzia di stampa russa Tass ha riportato che il blocco nei confronti del servizio di messaggistica avverrà rapidamente, in seguito alla sentenza del tribunale, e resterà in vigore fino a quando non verranno fornite agli FSB le chiavi di sicurezza necessarie.
Secondo il Financial Times, questo blocco dovrebbe diventare effettivo nel corso del mese prossimo, quando saranno terminati i processi di appello.

L’imposizione nei confronti di Telegram è dovuta alle leggi anti-terrorismo approvate in Russia nel 2016, che impone ai servizi di messaggistica di fornire alle autorità le chiavi per la decrittazione dei messaggi. Il fondatore e CEO di Telegram, Pavel Durov (Leningrado, 10 ottobre 1984), ha risposto duramente al blocco, attraverso un messaggio sulla piattaforma, nel quale ha affermato che la sua compagnia può permettersi di non tenere conto del fatturato e della vendita di spazi pubblicitari, e che il potere che i governi hanno sulle aziende del mondo IT si basa proprio sul denaro. Durov ha anche affermato che la privacy non è in vendita, e che i diritti umani non dovrebbero essere sacrificati per paura o per avidità.